Non si sa chi abbia concepito per primo questa ardita impalcatura: forse Girolamo Bottiglieri e Paolo Caruso, che inventarono i “Concerti wagneriani nel Giardino di Klingsor”. I primi due concerti furono organizzati dall’EPT, nel settantesimo anniversario della morte di Richard Wagner. Il primo ebbe luogo il 18 giugno 1953
L’immediato successo della geniale iniziativa spinse gli organizzatori a creare più posti per il pubblico. Di qui l’idea di utilizzare come parterre tutto lo spazio libero tra le aiuole del giardino e costruire nel vuoto, oltre il parapetto, un palco capace di accogliere solisti, orchestra e coro di una grande orchestra.
Lo spazio per costruirvi il palco fu individuato nell’area del Belvedere, prospiciente al mare e costituita da un torrione dalla cui sommità dipartono simmetricamente due scale che consentono di superare il dislivello di circa cinque metri e di raggiungere un terrapieno largo circa sei metri. Questo, a sua volta, è collegato alla parte sottostante dei giardini mediante scale e rampe di accesso.Il palco è realizzato “nel vuoto”: la struttura tubolare poggiata sul terrazzamento sottostante si innalza per quindici metri fino a raggiungere il livello dei giardini. Ciò conferisce al palcoscenico un aspetto di leggerezza, quasi si librasse nell’aria. “Che dire di questo palco? – ha scritto Francesco Paolantoni – Non è un palco… è una nuvola nel cielo, sulla quale ci sono appoggiati degli angeli”. In un primo tempo il pubblico era sistemato tra le aiuole. Quando divenne più numeroso e lo spazio in giardino non riuscì a contenerlo, allora si fece ricorso a tribune sopraelevate. La conformazione del terreno, caratterizzata da forme asimmetriche e da estrema varietà delle quote di appoggio rende particolarmente impegnativo lo studio, la progettazione e la realizzazione sia del palco che della tribuna. Altrettanto difficoltosa è la logistica degli spazi di accesso, così angusti da impedire l’uso dei moderni mezzi meccanici. Il prestigio del Festival è cresciuto parallelamente alla evoluzione tecnologica sicché, una ventina di anni orsono, l’ardita costruzione del palco e della tribuna ha sostituito la fitta trama dei pali di legno con il classico sistema a tubi e giunti su cui vengono installati dei praticabili in legno. Infine, le sedie di legno sono state sostituite con più comode sedute in resina; l’acustica è stata notevolmente migliorata con pannelli in plastica attentamente studiati per esaltare la resa musicale senza sacrificare la bellezza del paesaggio. L’incanto dei concerti e degli spettacoli di danza en plein air che si ripete ogni anno in Villa Rufolo dipende in parte non secondaria dal palco su cui si avvicendano le orchestre, i corpi di ballo e i singoli artisti. Si tratta, infatti, di una costruzione arditissima, che sporge fuori dal parapetto dei giardini, su uno strapiombo di ben 15 metri. L’effetto è suggestivo e ha contribuito non poco al successo del Festival.